top of page

Parole d'amore scritte a macchina da presa: intervista a Giacomo Bendotti, co-sceneggiatore di "Muori di Lei"

  • info369948
  • 8 apr
  • Tempo di lettura: 4 min


Sceneggiatore, fumettista e a volte storyboarder, ma solo per gli amici. Hai scritto film, hai ideato completamente la serie Chiamami ancora Amore. Hai lavorato con Piero Messina su L’Attesa e Another End. Ora su Bad Guy. Quando Stefano ti ha chiamato per co-sceneggiare Muori di lei a che punto era il progetto?


C’era un soggetto in cui Stefano aveva già immaginato con molta chiarezza l’inizio e la parabola del protagonista. Anche il tono, che è molto particolare, era a fuoco. Insomma aveva già affrontato la parte più faticosa. C’era solo da divertirsi a far vivere i personaggi nel loro mondo. E così abbiamo fatto, strutturando con grande naturalezza il racconto e andando quasi subito in sceneggiatura, forti anche di un’intesa creativa costruita nel tempo su tanti altri progetti sviluppati insieme che speriamo prendano vita.


Nel film ci sono registri molti diversi fra loro, c’è la commedia, c’è l’eros, c’è il dramma, c’è il thriller e fuori non c’è il mondo, perché è ambientato in piena pandemia. Come siete riusciti a tenere insieme tutti questi registri e a mantenere l’equilibrio e il tono del film?


Era sicuramente uno degli aspetti più complessi da gestire. Io personalmente amo moltissimo i film che prendono deviazioni inattese e sorprendenti, cambiando di colpo faccia, quasi genere. La difficoltà di scrittura è quella di radicare profondamente le svolte di tono all’interno del racconto, perché il pubblico non si senta ingannato e goda invece dell’imprevisto. In fondo però, a pensarci bene, questo è sempre il lavoro di un narratore: coltivare aspettative e poi coglierle di sorpresa.


Nel caso di Muori di Lei, praticamente, come hai lavorato con Stefano? Avete scritto a quattro mani o vi siete rimpallati le versioni del film? Quale è stato il processo di scrittura?


Per quanto spoetizzante, la verità è che spesso ci si divide le scene e si scrive ognuno per conto proprio. Il metodo è stato questo. Il lavoro di squadra viene prima e dopo la scrittura: nella fase di progettazione dell’arco del racconto, dove si immaginano le svolte, i movimenti, i colpi di scena, e poi di nuovo dopo che si è incontrato davvero i personaggi calandoli nella scrittura di scena. Solo allora si conosce sul serio cosa si sta facendo. E a quel punto ognuno fa da editor all’altro, aggiungendo idee, suggerimenti, o magari tagliando o riscrivendo.



Giacomo Bendotti e Stefano Sardo sul set di Muori di Lei
Giacomo Bendotti e Stefano Sardo sul set di Muori di Lei


Come avete lavorato sui personaggi di Luca, Amanda e Sara?


Raccontandoci più volte la loro storia, ovvero in che modo le loro biografie li avevano condotti fino alla prima scena del nostro film. Come spesso accade, abbiamo iniziato raccontandoci cose di noi stessi o di persone a noi vicine, o di persone che dicevamo a noi vicine e invece eravamo proprio noi. Quando scrivi, di solito le cose che ti fanno vergognare di più sono le più interessanti.


Data la particolarità della narrazione, avete lavorato su una struttura classica oppure vi siete lasciati trasportare dalla storia, costruendone una originale, su misura?


Nel film ci sono elementi strutturali molto classici, che guidano la storia verso l’ineluttabile sviluppo dei suoi presupposti, e ci sono movimenti che invece la sconvolgono portandola altrove. La cosa divertente del nostro punto di partenza è che ciò che nel mestiere chiamiamo “mondo ordinario” (ovvero il contesto del protagonista all’inizio del racconto) è in realtà una situazione straordinaria: la prima ondata della pandemia di Covid. Quindi partiamo da un momento molto particolare di reclusione collettiva. E lì dentro abbiamo costruito quel che inizialmente sembra un vero e proprio kammerspiel, salvo poi rivelarsi qualcosa di molto più pericoloso per i personaggi. Questo doppio tono è la scommessa di cui parlavamo sopra.


A quali film vi siete ispirati?


Qui c’è un forte rischio spoiler. Come facciamo? Scriviamo i titoli piccolissimi? I primi che mi vengono in mente sono Match Point, Birthday Girl, Two Lovers, Body Double, film che sono riusciti magistralmente a scivolare tra i diversi registri di cui parlavi prima.


Giacomo Bendotti sul set di Muori di Lei
Giacomo Bendotti sul set di Muori di Lei

Quando scrivi un progetto il cui soggetto non è partito da te, che sia di un regista o di un altro sceneggiatore, qual è il movimento che fai? Ci entri dentro e lo rendi tuo, o mantieni il distacco necessario per comprenderlo fino in fondo, per essere la voce razionale del film, per farlo quadrare? Ci metti più emotività o più mestiere?


Diffido molto del mestiere. Non nego che esista, credo però sia la parte meno determinante del processo creativo, quella che tende di più a omologare i film. Quando lavoro sull’idea di qualcun altro il mio atteggiamento è quello di mettere la mia sensibilità, il mio gusto e la mia fantasia al servizio del genitore dell’opera. L’unica differenza rispetto a lavorare su mie idee è che c’è un momento in cui mi affido alla direzione d’orchestra dell’altro, accettando di accompagnarlo nel suo viaggio e mettendomi quindi al servizio della sua visione.


Che rapporto hai con i registi? Con chi trasforma le parole in immagini, in film. Sei felice quando lo vedi realizzato?


La prima proiezione è sempre un disastro. Ormai l’ho capito. Un tempo mi spaventavo moltissimo, ora invece ho accettato l’idea che il primo approccio è traumatico. C’è troppo giudizio sul mio stesso lavoro per godermi quello che ne è stato fatto. Solitamente riesco ad apprezzare il film o la serie soltanto nel momento in cui se ne vanno in giro per il mondo e io non posso più dire: “perché non tagliamo quella battuta al montaggio?”.


Tackle in scivolata: stai pensando al tuo esordio?


Cartellino rosso! Rispondo che sì, ci penso, ma ho anche comprato dell’attrezzatura professionale da falegname e a volte medito di ricominciare a studiare e iscrivermi ad Architettura. Non so quale di queste tre possibilità sia più concreta. Vedremo.

 
 
 

ความคิดเห็น


bottom of page